Con la recente introduzione delle
misure di sostegno per le start-up innovative presenti all'interno del Decreto
Legge 179/2012, si è confermata la possibilità di attuare la remunerazione di
dipendenti e collaboratori attraverso strumenti finanziari di partecipazione al
capitale sociale.
Tale provvedimento fornisce al
management e agli amministratori di start up innovative uno strumento per la
remunerazione di dipendenti e collaboratori mediante strumenti finanziari
partecipativi. Il modello del Piano di incentivazione in equity per le start-up
innovative e l’incubatore certificato del 10 marzo 2015 pone alle società
interessate il vantaggio di sopperire ad un eventuale periodo di carenza di
liquidità economica e per dipendenti e collaboratori l’esenzione dal prelievo
contributivo e fiscale. Nel dettaglio la disciplina sancisce l’esclusione degli
strumenti finanziari dalla formazione del reddito imponibile. Il modello cosi
descritto, nel caso di dipendenti, è applicabile per la retribuzione
direttamente correlata alla parte variabile del compenso, relativamente la
redditività dell’impresa, la produttività del lavoratore o ad altri parametri
concordati.
Il Ministero dello sviluppo Economico in merito al
suddetto Decreto ha reso disponibile una guida per esemplificare le procedure
da intraprendere per l’adozione del “Piano di incentivazione in equity”.
All'interno del documento sono descritti, oltre gli adempimenti procedurali e
l’iter di approvazione che la start-up deve sostenere, anche alcuni esempi in
merito alle clausole che il modello può contenere e i diversi strumenti
finanziari oggetto del piano.
giovedì 19 marzo 2015
venerdì 13 marzo 2015
Strumenti finanziari partecipativi, strumenti per l’esdebitazione di aziende verso il sistema bancario
La disciplina che regolamenta gli
strumenti finanziari partecipativi, introdotta con la riforma del diritto
societario in vigore dal 1 gennaio 2004, prevede per le società l’emissione di
strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali e amministrativi, a
seguito dell’apporto do soci o entità terze.
Rispetto all'emissione di azioni,
dove il conferimento viene imputato a capitale sociale, lo strumento
finanziario può essere diversamente attribuito a patrimonio netto (passività
reale) secondo le caratteristiche derivanti. Gli strumenti finanziari sono
categorizzati “partecipativi” quando risultano rappresentativi di un
investimento in capitale di rischio non assistito da garanzie o diritti
risarcitori, dove i diritti patrimoniali sono derivati dal risultato economico
della società. Sono invece classificati “non partecipativi” tutti gli strumenti
economico-finanziari per i quali si determina in misura costante e determinata
la relativa remunerazione. Sono prodotti che non vedono legami con le vicende
societarie, ma prevedono il diritto al rimborso dell’apporto.
Ai sensi dell’art. 2346 comma 6
c.c. la regolamentazione di strumenti finanziari partecipativi, nonché il
contenuto, sono determinati dallo statuto societario della realtà emittente.
martedì 10 marzo 2015
Minibond, focus sull’attività di emissione da parte delle Pmi
Grazie alla recente evoluzione
normativa degli ultimi anni, gli strumenti finanziari alternativi, quali
minibond e cambiali finanziarie, iniziano ad acquisire rilevanza come
importante leva cui le piccole e medie imprese possono ricorrere. Dal 2014 il
mercato ha registrato una netta crescita di emissioni, per un ammontare
complessivo nel corso dell’anno pari a 730 milioni di euro.Recentemente, le società Eidos
Partners e Bureau van Dijk hanno svolto un’analisi sulle società che a oggi si
sono attivate nell'emissione di minibond nel mercato economico-finanziario
nazionale.
Dai risultati emersi dall'analisi, si è subito evidenziato che in
realtà le società sono prevalentemente aziende medio-grandi. Alla luce di
questo dato, il report conclusivo redato con i risultati ha posto particolare
rilevanza sulla necessità di rilanciare il modello italiano di intermediazione
e finanziamento con particolare interesse verso le Pmi, al fine di facilitare
l’aggregazione delle piccole emissioni attraverso la realizzazione di nuovi
veicoli d’investimento e l’agevolazione di operazioni di cartolarizzazione.
Nel
dettaglio, il campione analizzato è caratterizzato per il 60% da società con un
fatturato inferiore ai 50 milioni di euro e l’88% con “Ebitda margin” maggiore
del 5%. Le società̀ con una marginalità̀
inferiore al 5% presentano una cedola media più alta del campione di circa 30 punti
percentuali. Da un punto di vista più qualitativo le società esaminate hanno
presentato un discreto grado d’internazionalizzazione conseguendo in media il
25% dei ricavi all’estero.
Nonostante i dati emersi, il
mercato dei minibond si sta muovendo, incrementando sempre di più l’ammontare
delle emissioni. Rispetto agli esperimenti episodici registrati nel 2013, il
2014 ha registrato oltre 49 operazioni per un valore complessivo di 730 milioni
di euro.
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